Le 25 lezioni di scrittura di Giuseppe Pontiggia

Prendiamo gli avverbi.
Urgentemente. Ovviamente. Diligentemente.
Quando si scrivono, di getto, un libro o un racconto possiamo sbizzarrirci, quando invece rileggiamo e correggiamo (è buona regola farlo ad alta voce) dobbiamo interrogarci su ognono di loro, chiedendoci: serve?
Al quesito è facile rispondere. Si prende la frase e si toglie l’avverbio: se la frase lo reclama, significa che è necessario, se invece la frase corre bene così è meglio farne a meno.
Poi.
Come si diventa dei bravi scrittori? Sull’argomento ci sono un sacco e una sporta di risposte, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Certo, di sicuro serve leggere tanto, di autori e stili diversi.
Ma un trucco per scrivere meglio c’è, uno almeno?
Ricopiare: ricopiare pedestremente dei brani di bella scrittura può servire.
Ma il grande, continuo, estenuante esercizio lo scrittore deve farlo con l’obiettivo di arrivare a una scrittura incisiva.
Questo – e molto altro – lo disse Giuseppe Pontiggia, nel corso di 25 trasmissioni radiofoniche, condite con un po’ di jazz (di cui era un grande intenditore) e da domande finali dei radioascoltatori.
Quell’appuntamento serale si chiamava: «Dentro la sera».
Sulla scrittura, non poteva esserci un miglior titolo: alcuni suoi aspetti sono chiari, come la luce del giorno, altri, invece, profumano di mistero (la puntata sulle sinestesie e su Rimbaud è, credo, una delle migliori).
Costano niente, e servono quanto o forse più di un, magari costoso, corso di scrittura creativa (un docente di questi corsi, recentemente mi ha confidato che le riascolta, periodicamente).
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Presentando «Dentro la sera», in un’intervista al Corriere della Sera, Pontiggia disse: L’ ascoltatore radiofonico è più concentrato di quello televisivo. E’ un pubblico attento alla parola, è un pubblico che non è distratto dalla cornice dell’ immagine. Per questo non ho mai voluto fare programmi in televisione

12 pensieri su “Le 25 lezioni di scrittura di Giuseppe Pontiggia

  1. Ciao, ti ritrovo dopo parecchio tempo. Ti ricordi di me? E’ molto interessante questo tuo post con il rimando alle lezioni di Pontiggia. Io non sono una scrittrice e non lo sarò mai ma, qualche volta, mi piace raccontare sul mio blog, sotto forma di storia, qualche fatto particolarmente significativo della mia vita, soprattutto per quanto riguarda gli incontri con qualche alunno particolare. Ne sto raccogliendo alcuni proprio in questi giorni e un amico blogger mi ha fatto bonariamente la critica, facendomi capire quanto potrei migliorare ascoltando i suoi consigli da lettore esterno, Sono già un po’ vecchierella, ma scopro che ho sempre tanta voglia di imparare.

  2. Non conoscevo Giuseppe Pontigga, e me ne dispiaccio, perché mi pare di capire di essermi perso qualcosa di veramente interessante…Ma con lo streaming di Radio 3 posso recuperare! ;)
    Grazie per la segnalazione,
    a presto,
    Paolo

  3. Grazie per ricordare il grande Pontiggia!
    C’è un errore in questa frase: “Si prende la frase e si toglie l’avverbio: se la frase lo reclama, significa che è necessario, se invece la frase corre bene così è meglio (non) farne a meno.”

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